Il poema dei sansepolcristi – di Filippo Tommaso Marinetti

con dedica dell’autore in 1° pagina interna
Tipografia del Popolo d’Italia” 1939 -Unica stampa

Formato 17×23,5 – Pgg 14
Fascicolato con punto metallico

Libro, intatto, senza parti mancanti, con soltanto una macchia nello spigolo destro inferiore della copertina che si ripete nella prima pagina interna, come è visibile nella foto della dedica..
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Filippo Tommaso Marinetti

Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d'Egitto, 22 dicembre 1876 – Bellagio, 2 dicembre 1944) è stato un poeta, scrittore e drammaturgo italiano. È conosciuto soprattutto come il fondatore del movimento futurista, la prima avanguardia storica italiana del Novecento.Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d'Egitto, 22 dicembre 1876 – Bellagio, 2 dicembre 1944) è stato un poeta, scrittore e drammaturgo italiano. È conosciuto soprattutto come il fondatore del movimento futurista, la prima avanguardia storica italiana del Novecento.

Il poema dei sansepolcristi è un breve testo poetico di Filippo Tommaso Marinetti, composto – come afferma l’autore nella dedica – “per i poeti e gli artisti futuristi italiani nel Trentennale del Futurismo“.
Pubblicato in un opuscolo di 15 pagine dalla “Tipografia del Popolo d’Italia” nel 1939, il testo non è più stato ristampato.
Scopo del poema era la celebrazione dell’adunata di San Sepolcro, che si era tenuta il 23 marzo 1919 a Milano in piazza San Sepolcro e in cui vennero fondati i Fasci italiani di combattimento, sotto la direzione di Benito Mussolini. In quella occasione molti futuristi, tra cui Marinetti, organizzati informalmente nel Partito Politico Futurista, confluirono nei Fasci.
Il poema è un’occasione per l’autore di ricordare con una vena di nostalgia gli scontri violenti degli anni 1918 e 1919, con futuristi, arditi, fascisti da una parte, socialisti, comunisti e anarchici dall’altra; nonché di ribadire la propria storia di sansepolcrista, ossia di fascista della prima ora (passando sotto silenzio l’uscita polemica dello stesso Marinetti dai fasci nel 1920).
Il poema non è in prosa, ma è costruito nello stile tipico di Marinetti negli anni Trenta (da lui più volte definito come aeropoesia: lunghe frasi prive di punteggiatura, sintassi quasi del tutto assente, verbi spesso all’infinito, frequenti analogie e neologismi.

« Il Duce in primo piano
il Duce potenza irradiante fuor da un corpo solido elastico pronto allo scatto
senza pesi ne’ abitudini per un continuo pensare
volere decidere agguantare schiacciare respingere accelerare
verso la nuova luce
Il suo pugno stringere idee pratiche e audacie indispensabili
Geometria dei suoi gesti elegantizzati dall’entusiasmo nel cesellare
rompere riplasmare
e la voce li prolungava sferzando ironica
o tagliando analisi in sintesi nette
Minaccia ed estasi intorno alle quadrate pause mussoliniane
che nel soffitto burocratico facevano tremare antiche prudenze e meticolose avarizie di bilanci »

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