Maria Callas – 16 Un Ballo in Maschera

Maria Callas Il Mito, CD n° 16
Un Ballo in maschera di Giuseppe Verdi
Orchestra e Coro Teatro alla Scala
direttore Antonino Votto
con
Giuseppe di Stefano, Tito Gobbi
Corriere della Sera Emi 1997 

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Un ballo in maschera è un’opera di Giuseppe Verdi su libretto di Antonio Somma, la cui fonte è il libretto di Eugène Scribe per Daniel Auber Gustave III, ou Le Bal masqué (1833).

Frutto della giovane amicizia con Antonio Somma, nata durante il periodo della Traviata, l’opera prende spunto dal dramma francese Gustave III, ou Le Bal masqué, libretto che Eugène Scribe scrisse per Daniel Auber nel 1833. Prima di essere rappresentata la prima volta al Teatro Apollo di Roma il 17 febbraio 1859, quest’opera dovette subire numerose modifiche dettate dalla censura prima borbonica e poi pontificia.

Fu nella primavera del 1856 che Verdi iniziò a prendere contatto con Vincenzo Torelli, l’allora giornalista e segretario della direzione del San Carlo, proponendogli un soggetto del tutto nuovo: un Re Lear di Shakespeare, cui aveva iniziato a lavorare in quel periodo insieme a Somma, ma che non concretò mai a causa dell’incertezza del maestro sulla compagnia teatrale e sullo stesso soggetto. Fu firmato comunque un contratto per la stagione teatrale del Carnevale del ‘57-‘58, dando così modo a Verdi di continuare i suoi lavori (tra cui il Simon Boccanegra per la Fenice di Venezia). Ma non fu facile trovare un altro soggetto da musicare: entro giugno bisognava presentare un compendio dell’argomento scelto. Nelle lettere di Verdi a Torelli si parla di diversi drammi: “Avrei amato fare il Ruy Blas; ma avete ragione, non conviene fare la parte brillante a Coletti, d’altra parte non avrebbe potuto fare la parte del protagonista”. E ancora:

«La mia attenzione erasi fermata sopra un dramma molto bello ed interessante: Il Tesoriere del re D. Pedro, che feci subito tradurre; ma, nel farne lo schizzo per ridurlo a proporzioni musicabili, vi ho trovato tali inconvenienti da deporne il pensiero. Ora sto riducendo un dramma francese, Gustavo III di Svezia, libretto di Scribe, e fatto all’Opéra or sono più di vent’anni».

Fu quest’ultimo al quale Verdi scelse di lavorare, in accordo con la direzione del teatro.

Nell’ottobre del 1857 Somma e Verdi si misero quindi al lavoro, lavorando al libretto e alla musica e rifacendosi (con opportune modifiche) al lavoro di Scribe ed Auber, ma quando furono mandati i primi abbozzi Torelli si affrettò ad avvisare il maestro che la censura avrebbe chiesto molti cambiamenti. Verdi giudicò discutibili tutte le richieste, soprattutto lo spostamento all’indietro di cinque o sei secoli dell’epoca in cui ambientarla; eppure a gennaio, dopo essere giunto a Napoli, riuscì con Somma a presentare un libretto con un nuovo titolo: Una Vendetta in Domino, cambiando il re in duca di Pomerania e trasportando l’azione un secolo indietro.[5]

Ma con l’attentato a Napoleone III, avvenuto il 14 gennaio ad opera di Felice Orsini, tutto il lavoro fu di nuovo giudicato inadatto. La direzione del San Carlo decise quindi di muoversi autonomamente facendo modificare il titolo e gran parte del contenuto del libretto, denominato ora Adelia degli Adimari, ad un librettista anonimo (si suppone fosse Domenico Bolognese, l’allora poeta ufficiale del teatro). Appresa la notizia, Verdi decise di sciogliersi dal contratto ancor prima di aver visionato il nuovo lavoro; la direzione gli fece causa ed egli rispose con una querela per danni. Il tutto si dovette risolvere in tribunale.

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