Aycelin il Templare – di Roberto Querzola
I Codici Segreti della Storia
Hachette fascicoli 2005,
su licenza Aliberti Ed. 2003
Formato 15×21 Pgg 334
Copertina cartonata stampata
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L’ordine del Templari si costituisce nel 1118, nel pieno Medioevo delle “guerre agli infedeli”, una milizia assolutamente inedita per i tempi: l’Ordine dei poveri cavalieri del Cristo. Conciliavano i principi base del monachesimo (povertà, castità, obbedienza) all’uso delle armi a protezione dei pellegrini che si recavano nei luoghi santi. La nuova milizia prenderà il nome di Ordine del Tempio ed i suoi membri Templari. Il romanzo prende le mosse da questo straordinario momento della storia, per raccontare la vicenda di un eroe solitario e generoso, Aycelin, e della sua lotta per la fede e i valori cavallereschi. Il tutto su uno sfondo avvincente di rigorosa ricostruzione storica, ma con una propensione agli scenari del fantasy.
“Difficile incontrare romanzi importanti, ben scritti, che non siano il solito libro usa & getta. Aycelin il templare di Roberto Querzola non è semplicemente un romanzo ben scritto, è un Capolavoro di contenuti e stile: al rigore storico, che fa da sfondo alla storia di Aycelin, si accompagna un linguaggio estremamente corretto, uno stile impeccabile. Rarissimamente mi capita d’incontrare un romanzo che sia pienamente un capolavoro con la C maiuscola: nell’opera di Querzola non c’è mai traccia di banalità o di elementi superflui. Era dai tempi de Il nome della Rosa di U. Eco che non leggevo romanzo tanto appassionante, rigoroso, ma sempre avvincente anche nei momenti più drammatici che sono nella trama. Il rigore storico è validamente supportato da personaggi tratteggiati con naturale icasticità: è così possibile agli occhi del lettore aver di fronte – nell’immaginazione – un perfetto quadro storico-avventuroso che si dipana come pellicola d’un film. Non mancano neanche momenti di assoluto lirismo che fanno di Aycelin un personaggio capace di evadere dalla prigione che è la mera narrazione: in realtà, siamo a contatto con una capacità affabulatoria rara che solo una grande penna come quella di Roberto Querzola poteva metter in piedi senza stonature.”
da una recensione di Giuseppe Iannozzi
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