Carl Orff – Trionfi – Trittico teatrale – Carmina Burana, Catulli Carmina, Trionfo di Afrodite
Il grande pubblico conosce Carl Orff per il suo impareggiabile “Carmina Burana“, ma in realtà quella composizione fa parte di un Trittico che comprende anche i “Catulli Carmina” ed il “Trionfo di Afrodite“, entrambi alla stessa altezza compositiva del fratello maggiore.
La “cantata scenica” è stata spesso rappresentata anche in forma di balletto.
Cofanetto contenente 3 LP e libretto. Produzione Philips
Rundfunkchor e Sinfonie Orchester di Lipsia diretta da Herbert Kegel
Opera intatta, nuova, mai ascoltata. Confezione originale
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La produzione tipica di Orff, nella quale è evidente l’influsso delle contemporanee correnti neoclassiche, è caratterizzata da una insistenza ritmica quasi ossessiva, dall’uso prevalente di strumenti percussivi, non di rado esotici, e da una declamazione stentorea e scandita: elementi che hanno procurato una facile diffusione ai suoi lavori teatrali, specialmente al trittico intitolato Trionfi, composto dalle opere-cantate o opere-balletti (tutte in un atto) Carmina burana (1937), su testo di medievali “canzoni profane per cantori e cori da eseguire col sussidio di strumenti e di immagini magiche”; Catulli carmina (1943), “ludi scaenici”, su testi dai carmi del poeta latino Catullo, con le stesse caratteristiche spettacolari della prima opera; Trionfo di Afrodite (1953), “concerto scenico” (recante titolo e sottotitolo in italiano ma con brani greci) in parte su testo del Carme LXI epitalamico di Catullo.
I più conosciuti Carmina Burana sono, come già ricordato, testi poetici contenuti in un importante manoscritto del XIII secolo, il Codex Latinus Monacensis, proveniente dal convento di Benediktbeuern (l’antica Bura Sancti Benedicti fondata attorno al 740 da San Bonifacio nei pressi di Bad Tölz in Baviera) e attualmente custodito nella Biblioteca Nazionale di Monaco di Baviera. Sembra che tutte le liriche dovessero essere destinate al canto, ma gli amanuensi autori di questo manoscritto non riportarono la musica di tutti i carmi, cosicché possiamo ricostruire l’andamento melodico solo di 47 di essi grazie ad una notazione neumatica comunque difficilmente decifrabile. Nel 1937, Carl Orff musicò alcuni brani dei Carmina Burana, realizzando un’opera omonima. Orff scelse di comporre una musica nuova, rinunciando ad attingere a quanto, anche se difficilmente interpretabile era tramandato nei manoscritti. La prima rappresentazione fu l’8 giugno 1937 a Francoforte sul Meno. La prima rappresentazione italiana invece si tenne al Teatro alla Scala in Milano il 10 ottobre 1942. Per le sue caratteristiche può essere definita anche “cantata scenica” ed ha il sottotitolo “Cantiones profanae cantoribus et choris cantandae, comitantibus instrumentis atque imaginibus magicis”.
L’opera non presenta una trama precisa e richiede tre solisti (un soprano,un tenore e un baritono), due cori (uno dei quali di voci bianche), mimi, ballerini e una grande orchestra (Orff ne ha composto anche una seconda versione dove l’orchestra è sostituita da due pianoforti e percussioni). L’opera è strutturata in un prologo e tre parti. Nel prologo c’è l’invocazione alla Dea Fortuna sotto cui sfilano diversi personaggi emblematici dei vari destini individuali. Nella prima parte si celebra la Veris laeta facies ovvero il lieto aspetto della primavera. Nella seconda, In taberna ovvero All’osteria, si hanno prevalentemente canti goliardici; nella terza parte, Cour d’amours cioè Le corti dell’amore contiene brani che inneggiano all’amore, che si concludono con il coro di grazie alla fanciulla (Ave, formosissima). Nel finale si ha la ripresa del coro iniziale alla Fortuna.
Da un articolo di Fabrizio Milanese
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