La Signora – di Ernst Wiechert

Mondadori 1980
I capolavori della Medusa
Formato 11×19- Pgg 181
Copertina cartonata impressioni in oro

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Ernst Wiechert (Forsthaus Kleinort18 maggio 1887 – Uerikon24 agosto 1950) è stato uno scrittore tedesco.
Nei suoi primi scritti, Wiechert già rivela una forte coscienza religiosa associata a una natura introversa. Nei romanzi Der Wald (Il bosco) e Der Totenwolf (Il lupo dei morti), rivelò un attaccamento alla natura nella sua purezza e un acuto lirismo nello svolgersi della trama, componenti fondamentali della sua arte narrativa, come risulta palese anche in Die Flöte des Pan (Il flauto di Pan).Nel 1938 fu internato per quattro mesi a Buchenwald, da dove uscì vivo ma minato e fortemente provato nel corpo e nell’animo e rimase sotto sorveglianza stretta fino alla fine della guerra.
Dal 1948 si trasferì in Svizzera dove raccontò questa parte della sua vita in Der Totenwald (La selva dei morti) e Missa sine nomine, raccontando della sua volontà di ritirarsi dal mondo. Il testo “Der Totenwald” venne poi da lui seppellito sotto terra in giardino e ripreso solo a fine guerra nel 1946.
Enzo Biagi raccontò la sua storia nel libro “crepuscolo degli dei” del 1961, dopo aver intervistato sua moglie.

“La signora” (die Majorin, 1936) fu dichiarato  un testo non indispensabile, di un autore piuttosto dimenticabile (Das einfache Leben – Una vita semplice si può ancora leggere) la cui importanza non sta nel suo contenuto bensì nella sua capacità di raccontare “altro”, di andare oltre la storia in sé. La Mondadori pubblicò quest’opera per la prima volta nel 1936. Nel 1944 era già alla settima ristampa. La seconda di copertina lo annuncia come “vero gioiello della natura e dell’anima dove il dramma di un reduce di guerra trova la sua catarsi nel gesto di amore di una donna eletta“. Il racconto, dicevo, non è indispensabile. Non è stato più ristampato né tradotto. La storia di questa “Majorin” non è indispensabile poiché non serve più alcuna catarsi. Indispensabile, perché vero testimone, è a mio avviso il supporto: nel suo verde sgargiante, nelle sue battute marchiate di un nero fondo e denso, nella sua legatura forte come filo spinato. Esso è resistito.

Tre anni dopo, nel 1947 La Signora Anna Seghers, autrice ebrea scampata allo sterminio, viene presentata all’Italia con la prima edizione de La settima croce (1942), una fra le prime struggenti testimonianze sull’olocausto. Il confronto commuove. L’edizione non ha lo stesso verde tenace delle edizioni di regime, le lettere e cifre si confondono nel grigio dell’inchiostro. Tanti sono i refusi. Le pagine si sfaldano e corrono via.

Fonte Wikipedia

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